Una bambina va a scuola felice con l’abito regalatole dalla nonna, ma torna a casa con un abito diverso. La madre reagisce animosamente
Verso l’età di 5 anni, la maggior parte delle bambine, vogliono vestirsi da sole e diventare indipendenti: è importante e divertente per quella fase della loro vita.
La figlia di Emily Stewart andò a scuola con un vestito particolare.
Era un regalo di sua nonna, perciò quel vestito era molto speciale per lei, non vedeva l’ora di indossarlo e mostrarlo ai suoi compagni di scuola.
La figlia frequenta la scuola elementare del Minnesota. La signora Stewart mandò sua figlia a scuola con questo speciale abito. La piccola lo indossava con un paio di jeans sotto.
Ma al ritorno da scuola, la bambina non portava più l’abito regalatole dalla nonna, ma era in jeans e una maglietta rosa; e tutto ciò ha insospettito e fatto arrabbiare la giovane mamma.
Quando la signora Stewart chiese alla figlia perché indossasse abiti diversi e dove fosse finito il suo vestito la bambina cominciò a piangere.
E non era la prima volta che sua figlia versava delle lacrime per quel vestito. Pianse persino nell’infermeria della scuola, dove venne cambiata.
La donna fu informata del fatto che quel giorno fu chiesto a sua figlia cambiarsi il vestito, perché la maestra lo riteneva inopportuno per le mansioni scolastiche.
La Stewart non accettò la spiegazione della maestra e iniziò a parlare di ciò che era successo sui social.
La donna è convinta che solo i genitori decidono cosa sia appropriato o meno per il proprio figlio.
La scuola, prima di prendere qualsiasi decisione sull’abbigliamento degli allievi, dovrebbe discutere con i genitori.
La signora Stewart pensa che sia stata violata la privacy della bambina e che comunque bisogna sempre coinvolgere i genitori.in situazioni come queste, quando si tratta di bambini di scuola elementare.
Sei d’accordo con questa mamma, che ha ritenuto scorretto il comportamento dell’insegnante? Secondo voi l’abito indossato dalla bambina era inadeguato? Lasciateci la vostra opinione.
