A volte si assiste a delle situazioni che fanno male al cuore, specie quando si parla di animali, esseri indifesi che diventano preda delle grinfie degli uomini, che spesso si rivelano proprio senza scrupoli.
Questa è la storia di Mufasa, un leone che è stato costretto in catene per lunghi anni da un gruppo di circensi che lo teneva buono per gli spettacoli in giro per il Perù. In questo Stato del Sudamerica, tenere gli animali selvatici in cattività è vietato, ma questi uomini hanno violato le leggi senza farsi problemi.
Per vent’anni, l’animale ha vissuto nel retro del camion della comunità di circensi, un periodo di tempo molto lungo fino a quando non è intervenuta, la ADI, Animal Defenders International.
L’associazione ha ricevuto una soffiata da un anonimo e ha deciso prontamente di dire la sua. I volontari si sono recati nella zona dove era situato il leone con le forze dell’ordine per liberarlo.
Fra una cosa e l’altra, l’operazione è durata circa otto ore, e l’animale ha potuto riassaporare quella libertà che credeva ormai perduta per sempre.
I volontari si sono adoperati anche nelle fasi successive, mettendo il leone in libertà, una libertà a cui l’animale non era più abituato da molto tempo.
Purtroppo per lui, dopo qualche mese è morto per alcuni problemi legati ai reni, anche l’età è un fattore che non ha giocato a suo vantaggio.
Eppure, prima di spirare Mufasa è riuscito a godere di quegli ultimi istanti di vita libera che non sperimentava da un bel po’.
Ecco, questo è veramente ciò che conta per l’animale, storie di questo tipo non dovrebbero mai accadere, si ringraziano i volontari che hanno impiegato tutte le loro energie per la vita di un animale che meritava sicuramente di più.