C’è un artista israeliano che ha sconvolto tutti con il suo modo di fare e concepire l’arte. Il suo nome è Landau e ha una particolare attenzione per il Mar Morto che fin da piccolo è rimasto impresso nella sua mente e nei suoi occhi, grazie anche alla sua casa d’infanzia, posta sulle colline di Gerusalemme.
Il Mar Nero ha ispirato le sue opere più recenti, proprio rivelando il suo carattere salvifico e spirituale. E così nasce il suo ultimo progetto, una serie di foto, chiamata Salt Bride. Landau ha quindi immerso un abito nero nelle acque del Mar Morto, e nel corso del tempo, è andato a visionarlo più volte per carpirne le trasformazioni nate dalla salinità delle acque, modificandone l’intensità e il colore del tessuto.
L’abito, ben presto, diventò bianco come la neve, come lo zucchero, come lui dice “come l’abbraccio della morte”. Una definizione forte che però è espressione del linguaggio poetico che l’artista ha usato per realizzare l’opera in ogni sua parte.
L’abito così rinvenuto vuole emulare una storia di romanticismo, ricchezza e stregoneria, basata su un’opera teatrale di Ansky, del 1916, che prende il nome di The Dybbuk, in cui una giovane donna chassidica viene posseduta da uno spirito di un amante defunto.
Un incontro fra natura, storia, forze soprannaturali, tutte rinchiuse nell’abito immerso nel Mar Nero da parte di Landau, una metafora di trasformazione, di metamorfosi, che si imprime fortemente nella mente di chi si ferma ad osservare il tutto.
Le sue foto, scattare in seguito all’immersione e alla fuoriuscita dell’abito dall’acqua, sono state esposte per lungo tempo al Marlborough Contemporary di Londra. E proprio qui sotto, vi mostriamo una bella collezione del tutto, per rendervi partecipi della grandezza della sua realizzazione. Ci sono artisti che sanno vedere ben oltre il banale. Landau è uno di questi.