Lo sappiamo da sempre che la musica è un toccasana per la salute, ha un grande potere terapeutico utile per migliorare lo stato di diverse malattie.
Per esempio alcuni studiosi, come riportato sul “Il messaggero” ritengono sia utile contro i disturbi dell’umore e della psiche, per superare la depressione e una svariata quantità di sindromi cliniche come i deficit di lettura e di apprendimento, utile in casi di autismo, demenza e malattie neurologiche degenerative.
Alice Mado Proverbio, docente all’Università di Milano-Bicocca ha scritto un libro dal titolo “Neuroscienze cognitive della musica, il cervello musicale tra arte e scienza” (ed. Zanichelli).
Alice Mado Proverbio nel suo libro offre molti suggerimenti su come funziona la mente musicale nelle varie fasi della crescita dell’essere umano, dal concepimento alla fanciullezza, fino all’età avanzata.
“La musica conforta il paziente, ne migliora l’umore e stimola la memoria autobiografica, facendo riaffiorare ricordi personali e rafforzandone l’identità” sostiene la Proverbi e ciò avrebbe degli effetti positivi anche sulla demenza.
Inoltre la pratica musicale come hobby o sotto forma di musicoterapia costituiscono un importante metodo per rinforzare la nostra “riserva cognitiva”, cioè il bagaglio cerebrale che in età anziana è in contrasto con l’avanzo della demenza.
Uno studio condotto su 435 coppie di gemelli, ha rivelato che suonare uno strumento musicale difende dalla demenza, i risultati dello studio hanno dunque mostrato che suonare uno strumento musicale la probabilità di sviluppare una demenza senile.
E stato inoltre mostrato che nei pazienti con Parkinson, accoppiare i passi a stimoli ritmici esterni (come un brano musicale molto ritmato) porta miglioramenti motori nel tempo, come una passeggiata con passi lunghi e sicuri.
Infatti, l’esercizio muscolare insieme all’uso di uno strumento musicale risulta una buona e piacevole terapia riabilitativa, specialmente nei pazienti che hanno subito lesioni motorie.
Ci racconta la docente, che in uno studio clinico i pazienti incoraggiati a suonare su un pianoforte melodie con mano o braccio “paretici”, riacquistano più rapidamente le loro abilità motorie fini, migliorando la precisione nello svolgimento delle azioni, a differenza della terapia riabilitativa tradizionale.
Inoltre, è stato dimostrato l’efficacia del canto terapeutico nel recupero di pazienti affetti da afasia (problema del linguaggio spesso conseguente a un ictus) e Parkinson, ma soprattutto nel trattamento della balbuzie e dei disturbi del linguaggio….