Il rosa è un colore prettamente femminile, ma un tempo era legato strettamente agli uomini.
Al giorno d’oggi il colore rosa è un simbolo rappresentativo del genere femminile. Anche alla nascita sembra scontato distinguere tra maschietti e femminucce utilizzando colori azzurri o rosa.
Quest’ultimo, universalmente indica la presenza di una bambina e nessuno identifica tale colore con la figura maschile. In passato però questo era molto diverso e il rosa non era strettamente associato alla figura della donna.
Ma cosa ha causato un cambiamento così radicale? La risposta probabilmente vi scioccherà!
Tornando indietro nel tempo, intorno agli anni ’20, si possono ammirare interi set di abiti rosa appositamente ideati per i giovani maschi. Questo colore era considerato un tono “forte” e quindi perfetto per esprimere mascolinità.
Viceversa, l’azzurro con il suo tono dolce era più indicato per le fanciulle. Tuttavia l’influenza di un particolare soggetto ha dato vita ad un cambiamento radicale in questa abitudine.
Tutto ha avuto inizio grazia alla bambola Barbie. Questa iconica figura, diventata nel tempo la bambola numero uno nel mondo intero, ha segnato una svolta nella distinzione dei colori tra i generi.
La bambola in questione è stata proposta spesso con abiti di colore rosa e questo ha finito con l’associare tale colore alle bambine. Jo Paoletti, una storica della moda, ha fatto diverse analisi sulla questione, pubblicando anche un libro dal titolo “Pink and Blue”.
In questo vengono specificate le varie motivazioni che hanno portato alla distinzione tra i generi dei due colori e l’evento chiave che ha segnato la svolta nell’associazione del rosa al panorama femminile.
Sembra incredibile che la colorazione d’abito di una bambola possa avere condizionato l’intera opinione globale. Tuttavia, questo fatto è la pura dimostrazione di come usi e costumi degli esseri umani possano essere influenzati da diversi fattori, primo tra tutti la moda, anche se si tratta di un settore legato al mondo dei giocattoli.