Se una persona è più o meno intelligente lo si può capire osservando le pupille.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, ma secondo uno studio gli occhi potrebbero rivelare molto di più. Il Georgia Institute of Technology di Atlanta ha infatti intrapreso uno studio in cui suppone che osservando le pupille si possa capire l’intelligenza delle persone.
Le dimensioni delle pupille infatti potrebbero essere legate al quoziente intellettivo dell’uomo, le pupille più grandi indicherebbero migliore capacità di apprendimento, ricchezza nel ragionamento ed anche maggiore memoria e attenzione.
Lo studio che è stato intrapreso ha coinvolto cinquecento individui, a cui è stata misurata la pupilla tramite l’eye tracker.
Jason Tsukahara e Randall Engle sono stati gli autori di questa ricerca ed hanno misurato le pupille dei partecipanti per prima cosa a riposo, successivamente hanno proposto loro degli esami per valutare le abilità cognitive, come ad esempio l’attenzione, la capacità di risolvere problemi e soprattutto la memoria.
I risultati di questa ricerca hanno confermato che i soggetti, che avevano un diametro della pupilla inizialmente maggiore, hanno avuto più capacità intellettuali durante gli esami.
I due scienziati sono inoltre venuti a conoscenza che nei soggetti anziani le dimensioni della pupilla si riducono nel tempo, ed avendo fatto dei test anche su soggetti di grande età i risultati sono stati gli stessi, dando ulteriore conferma alla loro teoria.
Per gli autori di questo studio il legame che c’è tra la pupilla e l’intelligenza potrebbe trovarsi nel locus coeruleus. Questa è un’ area nel cervello che collega il corpo alla mente, e permette la loro collaborazione per la realizzazione di obiettivi e compiti più o meno impegnativi.
Quando le pupille sono a riposo le persone che possiedono pupille dal diametro più grande presentano una maggiore regolazione di questa attività e quindi hanno un’intelligenza più sviluppata.
Questa scoperta però non ha trovato l’approvazione da parte della comunità scientifica, che invece ha effettuato studi solamente sulla memoria e non sul quoziente intellettivo.
